Leggo un’opera che non c’è
o forse si.
Esiste solo ciò che è visibile ai nostri occhi?
E’ questo il dilemma.
Leggo un’opera che non si vede, ma c’è,
è nella mia mente.
Leggendo mi vien da dire che esistono
più categorie di persone, tra queste:
il pessimista, l’ottimista, il realista.
Scorgo le tre tipologie ben delineate
in questa opera visiva
che l’occhio non vede.
Ci sono colori o forse non ci sono
Emergono punti e segni
e poi scompaiono nel nulla
Appaiono linee,
due linee prospettiche che convergono
in un punto centrale.
Lui, il pessimista, dal suo punto di vista
vede tutto che sfugge, che si allontana,
scorge tante linee, ma tutte
troppo lontane da lui,
non riesce a catturarle
e in un vortice di acromatismo
convergono tutte in un punto nero
che più tenta di raggiungere
e più si allontana.
Accanto a lui l’ottimista
che dallo stesso punto di vista
vede una prospettiva inversa.
Tutte le linee partono dalle sue mani
e lui come un astuto giocoliere
le tira, le allontana, le avvicina.
Lui è il cocchiere
e la quadriga parte alla conquista
di un mondo colorato e gioioso.
Dalla stessa linea di terra
un po’ più lento, un po’ più attento
perché riflettere occupa tempo;
lui, il realista,
prende le linee, le conta,
ricompone quelle che sfuggono,
fissa un orizzonte ancora visibile
e in lontananza scorge l’arcobaleno
segno di pace e serenità
Ogni giorno svegliandosi
ognuno vede l’opera che non c’è
ama i colori o li rifiuta,
vede punti sparsi o ravvicinati,
tocca linee rette o curve
orizzontali o verticali,
poi si posiziona sul proprio punto di vista
e vive la sua giornata
nell’egoismo, nell’altruismo, nella carità.
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